Storia di un pastore dalle grandi doti artistiche.
La nobile arte dell’intaglio ha una storia millenaria: più che di storia dell’intaglio è giusto parlare di preistoria, perché i primi manufatti ritrovati risalgono al paleolitico medio, un arco temporale compreso tra i 300.000 e i 50.000 anni fa. Ciò che non tutti sanno, però, è che sin dai tempi più remoti questa tecnica che richiedeva pazienza, precisione e creatività, coinvolgeva i pastori durante le loro lunghe ore di pascolo.
Intagli rurali: l'arte nobile dei pastori e della natura
Mentre guardavano il loro gregge pascolare, con coltelli affilati e un pezzo di legno grezzo tra le mani, i pastori impiegavano il tempo per trasformare le semplici materie prime in veri capolavori scolpiti. Le loro opere erano spesso ispirate alla natura che li circondava: animali, piante, fiori e paesaggi venivano riprodotti con una maestria sorprendente. Spesso venivano riprodotti manufatti di vita quotidiana che, con il passare del tempo, si sono trasformati in vere e proprie opere d’arte, capaci di conservare tra le venature del legno il racconto della propria vita.
L’eredità intagliata: il tesoro della famiglia Caputi di Castelsaraceno
A Castelsaraceno, molte famiglie di pastori conservano gelosamente questi pezzi della loro storia. Una di queste è la famiglia della signora Carmela Caputi: figlia di un pastore e grande intagliatore, ci ha permesso di visitare il suo “piccolo museo” in casa, dove mostra con orgoglio le creazioni di suo padre, Giuseppe Caputi.
Nato a Castelsaraceno il 15 agosto nel 1927, Giuseppe Caputi fu il primogenito della famiglia. Frequentò la scuola elementare fino all’età di otto anni, ovvero fino a quando i genitori ebbero bisogno di un aiuto per svolgere la loro attività basata prevalentemente sulla pastorizia. Così, ancora bambino, Giuseppe dovette abbandonare gli studi e dedicarsi al lavoro di famiglia. All’età di 18-19 anni fu chiamato a svolgere il servizio militare presso la città di Udine, ma tornato a Castelsaraceno dopo circa un anno, riprese a fare il pastore, transumando in Agro di Tursi. Intorno agli anni ‘50, Giuseppe si sposò con Caterina Cirigliano da cui nacquero 4 figli: Vincenzo, Domenico, Rosario e Carmela.
Un pastore artigiano: l'intaglio come espressione della vita di Giuseppe Caputi
Per Giuseppe, le giornate trascorrevano a contatto diretto con la natura, assieme al suo gregge tra campi erbosi, montagne, colline e calanchi. E mentre osservava il gregge brucare, si dedicava all’arte dell’intaglio, la sua più grande passione. Ogni pezzo intagliato era unico, portatore delle sue emozioni e delle esperienze che viveva quotidianamente o che ricordava.
Le sue opere, create in maniera del tutto autodidatta, rappresentavano chiese, pannelli decorativi, volatili e altri oggetti di vita quotidiana, scolpite a tutto tondo o a basso e alto rilievo, con uno sviluppo plastico eccezionale e un’attenta e meticolosa cura del dettaglio.
Soprattutto, ogni sua opera racconta una storia, celebrando la vita semplice ma significativa della campagna o delle città che attraversava durante i suoi spostamenti.
I dettagli che raccontano storie: le chiese ispirate di Giuseppe Caputi
Le diverse chiese realizzate da Giuseppe Caputi sono molto probabilmente il frutto dei suoi periodi di permanenza a Udine e a Tursi, città in cui transumava durante il periodo invernale. Come l’intaglio della chiesa con la loggetta cieca e gli archi a sesto acuto, che ci riporta immediatamente alla loggia della facciata del Duomo di Udine.
Dal racconto di suo fratello Antonio, alcune opere furono probabilmente ispirate da una serie di cartoline che possedeva, come la riproduzione della Chiesa di Monopoli col dettaglio inequivocabile della scalinata centrale. Per la comunità di Castelsaraceno, un’opera di grande importanza è senza dubbio la sua riproduzione della Chiesa Spirito Santo.
Cuore e maestria: il talento intagliatore di Giuseppe Caputi
Ogni intaglio richiedeva tempo e dedizione. Giuseppe lavorava con cura, con i pochi strumenti che si procurava o che realizzava da solo, con grande maestria. Come le “sgorbie” di varie dimensioni, ricavate attraverso le stecche di ombrelli, che affilava e levigava a seconda dell’intaglio da fare. L’intaglio era un’arte che richiedeva anche una profonda conoscenza del materiale, poiché il legno ha una personalità tutta sua che deve essere compresa e rispettata.
L’eredità artistica di Giuseppe Caputi, con le sue abili mani e il suo cuore appassionato, rimane un tributo duraturo alla bellezza dell’arte dell’intaglio e all’importanza di dedicare tempo e dedizione a ciò che amiamo. Le sue creazioni sono un tesoro per la comunità di Castelsaraceno e un ricordo prezioso di un artigiano straordinario che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’arte locale.